lunedì 10 settembre 2012

Lesione e malattia

Domanda: qual’è la differenza tra lesione e malattia?
Stamane mi sono alzato per portare in giardino i cani che si stavano agitando e poi non ho più ripreso sonno. Però a volte fa bene rimanere distesi a fissare il soffitto nel buio o meglio ancora rannicchiati sul fianco ad occhi chiusi e lasciare i pensieri fluire. Tanto è inutile pensare che bisognerebbe dormire. Il sonno arriva spontaneo o non arriva. Non può essere forzato. Lesione e malattia.
E la mente nella lesione e nella malattia che cosa c’entra?
Siamo corpo o siamo mente?
A vederla così sembra un ripasso di filosofia sul dualismo cartesiano. Ma lascio i miei pensieri fluire.
La mente è la funzione che crea significato.
Il cervello ed i neuroni sono la struttura. Il corpo è la struttura.
E la persona? Chi è la persona?
La persona è la somma delle parti: la mente e il corpo.
Anzi se teniamo fede alla teoria della Gestalt, secondo la quale il tutto è più della semplice somma delle parti, la persona è ancora di più. Ma su questo non mi voglio addentrare.
Senza la mente, il corpo diviene un oggetto in cui gli stimoli provocano esclusivamente un arco riflesso, una semplice risposta chimico-biologica puramente fisiologica . Viene cioè a mancare l’elaborazione dello stimolo. Non c’è trasformazione tra significante, cioè lo stimolo (un suono, una  carezza, un lampo di luce, un pezzetto di cioccolata) e significato, cioè la percezione soggettiva per la quale il suono si trasforma in musica, la carezza in tenerezza, la luce in un abbaglio, la cioccolata nei ricordi di bambino.
Sto scrivendo disteso sul divano ancora sonnecchiante. Davanti a me, di fronte alla porta finestra ho un grosso ippocastano vecchio di cent’anni. Sento il frusciare delle sue fronde in questa brezza di fine estate. Vento, stimolo, significante. Vento fresco dopo la canicola d’agosto. Il sole cala prima sopra il mare di Trieste, dietro al castello di Miramare e i monti lontani. Le rondini iniziano ad andare, rondini che volavano sopra i balconi della mia infanzia , odore di settembre, odore di mamma. Le guardavo rapito con occhi già adulti ma meravigliati, andare via verso un orizzonte che un giorno sarebbe stato il mio. Significato, affetto, caldo nella pancia.
La mente è il teatro in cui si rappresentano gli eventi della vita. Il luogo in cui diamo forma alle nostre scene, il posto in cui lasciamo recitare i nostri uno, nessuno e centomila. Palcoscenico e quinte,  conscio e inconscio, palco, applausi e narcisismo.
Si ma la malattia e la lesione che c’azzecca?
La lesione rientra nella sfera biologica della persona. “Perchè” dice quello, “la malattia no?” Nanni Moretti in un celebre film urla “le parole sono importanti….” E io confermo, le parole sono importanti, tanto importanti quanto i significati che ad esse attribuiamo., che il più delle volte, anzi sempre, sono soggettivi. La malattia supera il biologico ed si colloca nella sfera della persona, nella sua globalità. .
Tavolo significa tavolo: elemento fisico con un piano tondo, quadrato o rettangolare, con tre o quattro gambe o anche con un singolo piedistallo centrale, di legno, ma anche di plastica o di metallo o addirittura di vetro. Ma tavolo per me significa anche una luminosa tovaglia delle fiandre a righe con dei bei girasoli gialli luminosi, significa sgridare Mr. Magù il mio gattone nero e bianco, (lo so si scrive Mr.Magoo, ma all’anagrafe hanno sbagliato) che ogni tanto furtivamente ci sale sopra incurante delle mie proteste, mi fa sorridere se ricordo Teo, il labradorone che i primi giorni dopo averlo adottato, a una nostra svista ci sale su con le zampone e agguanta un filoncino dal paniere, o penso ancora alle mille cene con mia moglie qualche volta a parlare dolcemente, qualche volta a discutere delle preoccupazioni che ognuno di noi deve affrontare nella propria vita. Dice quello “ ma che preoccupazioni e preoccupazioni! Con il pensiero positivo risolvi tutto. Basta non pensare alle cose negative. Basta…” Si in giro si trova tanta di questa brava gente. Vendono pure una marea di libri, tascabili di felicità spicciola a buon mercato. E fanno un sacco di soldi sulla buona fede di lettori creduloni che tutto il giorno si ripetono dentro sè “non devo pensare questo, non devo pensare quell’altro”. Ma vaffanculo. Io invece voglio essere libero di pensare come cazzo voglio. Anche negativo. Me ne assumo la responsabilità e confesso, tante volte penso negativo.
Ci soffro e mi contorco. Ma quello dice “ non serve soffrire” . No certo, non serve soffrire, però…….., “No. Soffrire non si puo, è inutile, devi reagire” continua quello . Bisogna fingere. Andare al mare tutti belli abbronzati, come salamandre, essere sempre vincenti, essere? No scusa, ho sbagliato verbo: apparire.
E se sei una tavola da surf corri a rifarti le tette. Insomma dal tavolo siamo arrivati alle tette. È pur sempre un significato. Hai visto quante cose vengono fuori da un tavolo? Meglio che dal cilindro del prestigiatore.
Mente, significato, malattia, lesione.
La lesione diventa malattia quando la mente è debole, perchè attribuisce un significato assoluto ad un evento traumatico o congenito o genetico, lasciandosene travolgere.
E la mente quando è debole?
La mente è debole quando non ha appreso nello sviluppo critico dell’infanzia, delle modalità relazionali basate sull’autorità e sull’affetto. In parole povere quando il bambino non è stato amato.
Dice ancora quello “tu bambini non ne hai, che ne sai tu dei figli”. E si invece, io ne so molto dei figli perchè sono figlio pure io, come tutti i bipedi umani (e non) sulla faccia di questo mondo. “Che ne sai tu di come si ama un figlio” continua. È vero, io non ho figli, ma in tanti piccoli occhietti vedo i miei occhi di tanti anni fa che volevano essere ascoltati e non trovavano spazio per esprimersi. Amare significa ascoltare, sorreggere, abbracciare, condividere, dare calore, asciugare lacrime con dolcezza, ridere insieme, gioire insieme, osservare da lontano e lasciar liberi di fare stando pronti a frenare una caduta, soffrire in silenzio. Amare significa anche mettersi in discussione, fare autocritica e domandarsi “amo abbastanza?”

Sarò sincero, io non so e amo abbastanza. Però cerco nel mio piccolo di fare quello che posso, per trovare significati importanti ed autentici che diano colore e soprattutto calore alla mia vita. Per non lasciare che le lesioni, piccole o grandi della mia vita, si trasformino in malattia.

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