venerdì 5 giugno 2020

La stanza dei mille colori (e delle molte lacrime)


Molti psicologi, ma anche psicoterapeuti di varie correnti, non hanno mai fatto un’ora di terapia personale.
Spesso mi domando come possano comprendere il mondo interiore e le dinamiche intrapsichiche dei loro pazienti, senza avere prima aver sondato le loro.
Dedico a loro questo mio scritto.

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La stanza dei mille colori (e delle molte lacrime)
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A volte vedo l’arcobaleno disteso su questo lettino.
E’ un lettino che amo, ma anche che odio. Come la voce della persona che sta dietro. A volte è dolce e da sollievo, a volte invece insiste su dei punti troppo dolorosi e diventa un nemico da attaccare e distruggere.
Amore e odio si scontrano su questa distesa di cuoio sintetico.
Rose e spine.
Petali e profumo.
La mente vaga in questa stanza, e può essere libera. Ma non è semplice.
Il labirinto nasconde il minotauro, mezzo uomo e mezzo toro, che fa paura (complesso di Edipo).
“Lei deve dire tutto quello che le viene in mente” dice la voce alle spalle. Come se fosse facile.
Certo, con un litro di vino nelle budella verrebbe fuori tutto, semplicemente, magari con la voce impastata, ma senza troppi ostacoli. L’alcol solubilizza il SuperIo e libera dalla paura di fare una figura di merda, senza nè vergogna nè paura.
Ma invece, a mente fredda c’è la resistenza. L’incipit primordiale genitoriale di dover essere il migliore e di non avere bisogni. La consegna di essere forte, di essere quello che sorregge sempre.
Di fronte al lettino c’è una libreria con vari testi. Alcuni di psicologia, altri di diverse discipline.
Poi ci sono, vicine, due bacinelle di caramelle a portata di mano. Arancia, pesca, amarena e altri gusti. Servono ad addolcire la pillola amara dell’esistenza.
Nella stanza dei mille colori e delle molte lacrime si alternano gli stati d’animo.
Passa l’esistenza, passano le cose mai dette rimaste incistate nelle menti martoriate. 
Si svelano madri e padri fantasmasmatici, reali, idealizzati, interiorizzati. 
Si dipanano le relazioni che hanno contato e contano nella propra vita.
Ognuno cerca la serenità qui, in questa stanza.
A volte, ma credo sempre, si vorrebbe la magia di un’esistenza senza dolore, si vorrebbe il miracolo tanto agoniato, di uno schiocco di dita che cancelli le ferite pregresse.
Purtroppo la vita non funziona in questo modo. 
La vita è difficile e deride le finzioni e le false credenze. 
La vita è cruda realtà. Non rispetta i miraggi. Presenta il conto sotto forma di fatica, di impedimento, di disillusione. Tutte cose con cui bisogna prima o poi fare di conto.
E lui, il terapeuta, allora diventa il nemico che ti mette di fronte alla tua fragilità e che vuole distruggere le tante falsità, che sino a quel momento rappresentavano la verità. Cose che, pur se fasulle, ti avevano sorretto. Così lo odi.
Nella stanza  dei mille colori e delle molte lacrime a volte regna il silenzio.
Il silenzio ha tante diverse sfumature e molti significati.
C’è il silenzio carico di comprensione, che si accompagna allo svelamento di contenuti intimi e profondi.
C’è il silenzio della vergogna e della resistenza, che sorge dalla difficoltà di superare gli ostacoli.
Dalla stanza dei mille colori e delle molte lacrime a volte si esce sollevati, altre si esce invece sconcertati.
In ogni caso, un passaggio in questa stanza lo consiglierei a tutti. È uno spazio nel mondo arido e competitivo, in cui poter rimescolare e sistemare i tasselli del proprio mondo interiore.
Dove altrimenti provare a sanare le proprie ferite?
E’ in questa stanza che si può mettere in scena la parte più intima di se stessi.
A volte qui si può esistere per la prima volta e magari poi, da qui si può iniziare ad esistere nel mondo, riuscendo a crearsi una dimensione per vivere e non solo sopravvivere.