lunedì 20 aprile 2015

Sul lutto (in senso lato, cioè lutto come separazione).


Un po' per qualche vicissitudine di oggi su dei gruppi FB, un po' perchè mi ci soffermo spesso, oggi sto pensando al lutto.

E' un passaggio inevitabile nel percorso della maturazione.
Si può forse scegliere a livello inconsapevole di non viverlo, ma si rimane ancorati a una dimensione immatura e stretta. Asfittica. Claustrofobica.
L'alternativa è il dolore da provare, sentire, che ti si contorce nelle budella, o l'angoscia nella mente, che pulsa di paura per l'incertezza, di terrore a volte, e di panico. 
Un sentimento di attesa di un qualcosa di ineluttabile e impalpabile a cui non sai dare concretezza. 
Mentre il dolore un nome e un aspetto ce l'ha. 
La strada della consapevolezza porta a vivere il dolore, anche della solitudine, perche è nella solitudine che si trova la propria dimensione, per poi ritornare alla luce. 
E' un percorso dall'oscurità al chiarore, attraverso il tunnel. 
Poi in fondo puoi piangere. Ma non per piangerti addosso. 
Puoi piangere perchè ti sei ritrovato o forse trovato per la prima volta. 
E allora è un pianto di gioia e di dolore allo stesso tempo. La dimensione umana più intima si colloca nella fragilità. E li che si è più forti.