venerdì 24 ottobre 2014

Audio della mia partecipazione a CityLegge su RadioCityTrieste

Registrazione del programma radiofonico in cui sono stato ospite. CityLegge con Giorgio Micheli su RadioCityTrieste.

Audio della mia partecipazione a CityLegge su RadioCityTrieste

Registrazione audio del programma radiofonico in cui sono stato ospite e ho letto alcuni miei racconti e poesie. CityLegge con Giorgio Micheli su RadioCityTrieste.

lunedì 20 ottobre 2014

L'infinito viaggiare

Si corre, si corre e si corre ancora. 
Spesso con l’affanno.  
Alcuni si fermano per chiedersi se c’è un senso in questo agitato viaggiare.
A volte mi fermo, anzi spesso lo faccio.
Ed è allora che inizio a percepire i colori, 
a sentire i profumi e ad alzare lo sguardo al cielo.
Verso l’infinito.

martedì 14 ottobre 2014

Onde

La mattina si accende, dai falò della sera,
lenzuola sudate di tristezza e di pena,
di incubi e d'inferno rischiarato appena
dai rumori di rugiada
Pena di un giorno che avanza
sinusoide senza danza
Frequenza scandita di nulla
scintilla perversa che inversa
nasconde una nota

lunedì 13 ottobre 2014

5’ di raptus poetico



Vita celeste
che scotta e preme
fuori e dentro.
Un lume si accende nel buio
Seguo le orme di un prato che scende
e mi porta dritto al centro
dove c’è Dio
E’ giorno, è notte, è deserto
E piango, e rido, e svengo
Per risalire e ritrovare te
Distesa, nuda
In un mare di perle e di ciocche
Avvolta in un crine
Velluto di sogni
Ti amo

******

Finestra sull’eterno
Prima e dopo
Chi, che cosa
Non c’è un perché
Non c’è un fine
E solo vita

******

Respiro lento
Battito caldo
Labbra carnose
Seni bagnati
Nella penombra ti guardo
E mi sciolgo dentro te

******

Seguendo le orme del vento
Sento il tuo battito
Sole che ride
La sera si accende
La noia si spegne
La gioia rinasce
E rimaniamo noi due

******

L’amore
Troppe parole, troppi pensieri
Sangue, carne, passione
Vivi, se non vuoi morire

******

Anime sole
Anime bianche
Anime vere
Anime

******

Raggiungerti non è facile
ali nel cielo che salgono
onde d’aria trasparenti
magnetiche
i tuoi occhi profondi si aprono
e io mi perdo.

******

Partiva dentro
Esplodeva in fondo
Solo luce
Abbraccio assoluto
Mille stelle in espansione
Nel buio ad occhi chiusi
verso l’infinito
Solo amore
Io ero li
a ricevere, a donare
Tutto.


giovedì 25 settembre 2014

Rosario


Ave Maria piena di grazia, il signore è con te… e intanto la testa vaga.

Sono un peccatore, un misero peccatore come tanti, come tutti.

Ieri ero in preda all’angoscia censoria, oggi sto bene, e domani? 
E chi lo sa. 
La vita è un filo, un granetto di rosario che si dipana di volta in volta e puoi pregare quanto vuoi, ma non sai se hai fede e dove porta.
La, sotto il rosario c’è la croce. Lui si è sacrificato, ma lui era Dio incarnato.
E io? No, io non lo sono. 
Guardo nei volti degli altri e vedo allegria a volte, a volte spensieratezza, ma più spesso ci vedo la risata fittizia, l’amarezza di una vita negata. 
Quanti chilometri ho fatto sulla costiera triestina con le lacrime agli occhi, pensando e ripensando a questo o a quello. Alla vita intera di alcune persone, alle mia vita come un binario che non lascia deragliare mai.
Condannato al silenzio, al non poter dire.
Perche il manifestare significa rompere il mondo di cristallo. Il mondo di fuori o forse di dentro .
E che cazzo. Superman. 
Mi chiedo perché i supereroi sono sempre soli. Non scopano mai. Si danno all’astinenza.
Invece a me piace fare all'amore. Il che significa forse che non sono un supereroe? Probabilmente no. L’astinenza a volte fa bene, ma non è facile.
Dita sulla tastiera. 
Ho chiuso la televisione che non smette di parlare di ISIS, di Renzi, di teste mozzate, di teste di cazzo.
Da brivido. Il terrore, fuori, il terrore dentro. Attacchi di panico tenuti a bada. L’attacco di panico distrugge un mondo di certezze. Ti distrugge, non esisti più, muori.
La morte è una dimensione della mente. E’ una disgregazione.
Guardo gli occhi di lei. L’ho sognata, anzi, ho sognato entrambe. Io e lei in un sogno lucido. Eravamo due anime bianche che si tenevano per mano sopra i nostri corpi.
Due lune nel cielo. 
La birra russa non è un granchè, preferisco la birra scura. Le russe probabilmente fanno bene all'amore. Non so, non ho provato. 
Ma sto diventando scurrile e pare che il mio pensiero volga sempre al sesso. Qualcuno o qualcuna si scandalizzerà. 
Censura. La censura è sempre e solo dentro, mai fuori. 
La censura è mamma. In parte anche papà. Ma papà è fragile, mentre mamma è forte. Forte si. E io sono un bravo bambino. Non posso essere un fiorellino cattivo e brutto. Devo essere un bel fiorellino. Devo salvare il mondo. Devo.
Amen.

Insonnia

Musa che non c'è
Sguardi persi nella penombra
Frammenti di lenzuola
Labbra socchiuse in un respiro che cerca te
I pensieri fugaci, inutili, evanescenti,

non lasciano traccia nel timore che precede l'alba.

Il barbone

Sono un barbone. 
Me ne sto tutto il giorno sulla scalinata a cielo aperto, sotto i volti di questa chiesa che in fondo vede il mare. 
E’ bella la chiesa di Sant’Antonio. Ha delle alte volte all’ingresso, dove mi riparo nei giorni di pioggia.
Quando c’è vento entro in chiesa e qualche volta prego…., così, per abitudine, … perché tanto so già che Dio non mi ascolterà.
Ma va bene così.
Mi metto davanti alla Madonnina e recito un’Ave Maria. A volte un Padre Nostro. 
C’è, è vero, in fondo una vocina che dice che si, che c’è la speranza, e allora sento un’energia strana che mi pervade. 
Ma dura poco. 
Qualche istante e poi subito sono ripreso dal vortice dell’inerzia …. e della solitudine.
Ave Maria piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno Gesù…..
Me ne sto tutto il giorno a guardare i passanti.
Ormai mi basta uno sguardo, un piccolo tratto fugace del loro volto, un piccolo gesto, e riesco a percepirli dentro, a scorgere dove loro non riescono a scorgere, in profondità, oltre i loro finti sorrisi.
Ma per me è facile. Ho tanto tempo e tanto allenamento. 
E soprattutto non ho più nulla da perdere.
Sono un relitto, un reietto della società. Un parassita che aspetta solo di scomparire.
In realtà sono scomparso tanti anni fa. 
E’ stato l’alcol a portarmi via, o forse non c’ero ancora prima, non lo so. 
Forse non sono mai nato e tutto questo è un’illusione.
Ho visto una foto di Giovanni l’altro giorno, sul giornale. Eravamo amici, tanto amici, finchè lui non divenne l'amante di mia moglie. 
No, non ebbi moti di vendetta, non pensai a delitti d’onore, a quelle tragedie truci che tanto piacciono e che vengono sbattute in prima pagina, no …. non sono cose per me.
Sono un vigliacco. Mi manca il coraggio per certe azioni.
Invece, quando lei è scappata via, mi sono attaccato alla bottiglia e ho iniziato a ciucciare a più non posso.
Padre Nostro….. che sei nei cieli…. no … non mi hai aiutato Padre.
Adesso lui, Giovanni, il mio amico, è una persona importante, mentre lei non l’ho più vista. 
Pare che poco dopo lui l’abbia scaricata. Era stata la sua preda, preda che una volta presa aveva perso il suo fascino. Ma per me era troppo tardi. 
Piano piano l’alcol ha fatto il suo lavoro e quando non ho più avuto i soldi per comprarmi altre bottiglie, per pagare gli affitti e le bollette, sono finito sulla strada.
Ma in fondo qui non si sta male. All’inizio è stata dura, ma ora non più. 
Sono rassegnato. 
Osservo gli altri mentre voltano lo sguardo per non scorgere il mio stato trasandato, per non vedere dove può portare la sconfitta. Dove può condurre la vita. 
Distrogliere lo sguardo è un modo per non guardare dentro al baratro che c’è anche in loro.
Alla fine molti sono ipocriti.
Provavo rabbia, tanta rabbia. Una rabbia che ho cercato di affogare nell’alcol. Ma non è servito.
Adesso provo rassegnazione. Non spero più in una mano amica che mi dia una semplice carezza. Qualcuno che mi dica che per lui sono importante. Per uno solo. Solo per uno. Mi basterebbe per volare via. Sereno.
Ma sono fatto di uno sporco trasparente, e nemmeno i piccioni della piazza che svolazzano qui davanti si accorgono di me. Un barbone che non ha speranza.
Ave Maria, piena di grazia…..

venerdì 5 settembre 2014

Sul filo


Si corre su un filo di attimi di onnipotenza, sprazzi di disperazione, momenti di illuminazione.

La vita sta nello spazio che si crea tra gli sguardi e i silenzi dei passanti che si incrociano.

Siamo tutti viaggiatori.

giovedì 28 agosto 2014

A bordo vasca

Sono poliedrico.
Questa definizione me l’aveva data una scrittrice molti anni fa in una prefazione a un libro di racconti, nel quale erano pure presenti alcuni miei scritti. Il libro, uscito in vendita in libreria, dal mio punto di vista in realtà era alla fine risultato una accozzaglia di concetti slegati, in cui questa autrice aveva cercato maldestramente di comunicarsi. In ogni caso uscire in una libreria con qualcosa di mio, mi aveva dato una certa soddisfazione.
Ma la poliedricità con la quale volevo introdurre questi brevi pensieri, era legata a un altro aspetto della mia vita, e cioè allo sport.
Mi piace sperimentare e così mi sono cimentato negli ultimi dieci anni in varie attività sportive: corsa, nuoto e ultimamente anche ciclismo.
L'attività fisica per me è importante.
Distende la mente attraverso il corpo.
Spesso il corpo viene dimenticato o lasciato andare nel tempo, e invece secondo me è molto importante. Un corpo disteso e allenato può facilitare una mente più rilassata. Inoltre a lungo andare sono convinto che l’attività fisica costante rinvigorisca, rimetta in moto, e giovi anche all’autostima per vari motivi.
Ma mi sto dilungando troppo.
Insomma, oggi, all’ora di pranzo sono stato a nuotare in piscina.
Lasciarsi scorrere nell’acqua è rilassante.
Fare movimenti potenti ma  lenti e ben ritmati, cercare l’armonia del proprio corpo immerso dentro il liquido, lasciando la mente vagare e provare sensazioni, senza lo stress della prestazione, è una bellissima esperienza.
A bordo vasca, sotto la luce del sole che passava dal grande tetto trasparente, per un attimo mi sono fermato e mi sono messo a osservare gli altri nuotatori nelle varie corsie azzurre e brillanti.
Vedendo quelli che si cimentavano in estenuanti ripetute ho pensato alla competizione agonistica.
Chissà contro chi in realtà ci si mette alla prova.

Semplici riflessioni.

martedì 15 aprile 2014

Scialpinismo - Cadin di Croda Rossa (Forcella a destra, 2664 mt).



Alcune foto.













Qui sotto il video della gita.


lunedì 17 marzo 2014

Riflessioni su Facebook passando per la savana e la foresta amazzonica


Su Facebook si da fiato alla bocca.
Il che se non diventasse un esercizio esclusivo andrebbe anche bene.
Potrebbe essere un divertimento e forse per alcuni, uno sfogo dalla routine e dai piccoli screzi della quotidianità.
Il problema inizia a delinearsi quando questo dar fiato alla bocca diviene il nucleo centrale di un modo di essere.
Corde vocali, o meglio dita sulla tastiera, impiegate per esprimere il nulla, vibranti solo di frustrazioni e urla al vento.
Urla a nessuno.
Spesso mi chiedo a chi scrivano veramente molti dei miei compagni di merende di Facebook.
A volte rimango allibito.
A volte nemmeno leggo, dopo aver visto fotografie di profilo improbabili, che avrebbero la pretesa di essere spiritose, ma spesso risultano solo un impietoso indicatore dello spessore intellettuale di chi le ha pubblicate.
Facebook è lo specchio della società.
Facebook è lo specchio del nulla che circonda molte persone.
Purtroppo.
Oggi sembrerebbe che tutti siamo più vicini, a voler considerare il numero delle possibilità comunicative che abbiamo a disposizione.
E’ solo un’apparenza effimera.
La tecnologia ha agito nel senso opposto. Più che unire, ha diviso.
Dal mio punto di vista la divisione e la distanza tra le persone, e nel modo di percepirci gli uni con gli altri, ha origini abbastanza lontane.
Probabilmente coincide con il boom economico del dopoguerra.
Il benessere, o per lo meno la fantasia del benessere e i miraggi di un paradiso a basso costo, hanno chiuso le porte alla disponibilità verso l’altro, e hanno aperto la strada all’individualizzazione di massa.
Si può dire che la comunità non esiste più o per lo meno il sentimento di comunità è molto poco sentito.
Pensavo a tutto ciò in questi giorni, meditando sulla percezione che può avere di se stesso e del mondo un membro di una tribù della savana o della foresta amazzonica.
In quel contesto, chiaramente l’identità del singolo si mescola in maniera molto maggiore con un’identità collettiva del clan, sono molto più chiari e delineati i ruoli, le responsabilità, i comportamenti leciti e quelli meno leciti.
L’agire di un membro della tribù ha chiare influenze su tutti i membri del gruppo, non solo sui membri della sua famiglia.
Il senso del privato in quei contesti deve essere notevolmente diverso da quello a cui noi siamo abituati.
Il termine collettività ha certamente un’altra valenza.
Potrebbe sembrare a prima vista che tutto ciò risulti in una possibilià di “essere” molto limitata.
Probabilmente invece, la chiara definizione dei ruoli e una ben salda cornice di riferimento sociale e collettiva, permette agli indigeni della foresta amazzonica o della savana, di vivere in maniera più rilassata e meno ansiosa il proprio tempo, nonostante quelle che a noi possono sembrare delle enormi privazioni sia fisiche, sia di gratificazione personale.
Facebook per certi versi può legare il suo successo alla voglia di fare comunità, di condividere, che è insita nell’essere umano.
Ritrovare una comunione e una condivisione, che spesso è difficile persino con le persone più vicine, è la speranza di molte persone.
I post che spesso si leggono, a volte pur sembrando solo una lunga lista di azioni banali che una persona ha compiuto nella giornata (ho fatto il bucato, ho appena mangiato un gelato ecc. ecc.), vengono inviati con la recondita speranza di sentirsi importanti per qualcuno.
Un qualcuno collettivo, che è riposto nella nostra fantasia.
Ma se da un lato c’è questo desiderio di comunicarsi, di inviarsi e rendersi visibili al mondo, dall’altro c’e’ il pudore e la privacy.
Se ci pensiamo è un controsenso.
Mai come in questo periodo storico si è dato rilevanza al concetto di privacy, eppure basta un click e di qualcuno conosciamo vita, morte e miracoli (anche se questi ultimi risulteranno probabilmente pochi).
L’individualismo porta aridità e vuoto perché come esseri umani, siamo predisposti per la collettività e la relazione.
E in effetti le società rurali, in cui le modalità di relazione sono più chiare e contenitive, e ruoli e passaggi evolutivi sono maggiormente definiti, presentano generalmente un tasso di disturbi psichici inferiore.
Se il disturbo psichico viene definito come una risposta a degli stimoli conflittuali se non addirittura paradossali, allora è evidente che in una società come la nostra, dove spesso i contenuti degli stimoli comunicativi e relazionali sembrano negarsi a vicenda (si pensi ad esempio alla politica dove messaggi palesemente falsi vengono fatti passare per sinceri e autentici), non è un caso che esso sia più frequente.
La mente ha bisogno di coerenza .
Un altro aspetto che probabilmente è legato al successo di Facebook è il voyeurismo morboso di sapere i fatti altrui ed entrare nelle loro vite.
Credo che questo aspetto sia legato alla difficoltà di entrare nella propria vita in profondità e quindi si cerca ossessivamente di entrare nella vita degli altri in modo virtuale.
E’ un po’ come l’atto di accostarsi al trapasso da testimoni passivi, accorrendo a vedere la morte altrui, per esempio come accade negli incidenti stradali, che richiamano spesso una gran folla di curiosi.
Zuckerberg ha avuto la fortuna più che il genio (anche se si dice che abbia rubato l’idea),di riuscire a condensare in un unico mezzo, Facebook, la risposta a tutti questi bisogni di una società malata.

domenica 5 gennaio 2014

Il silenzio

Il silenzio. Che trafigge e che fa male.
Il silenzio. Che non da significato.
Il silenzio. Che è paradossale.
Il silenzio. Che parla più di mille lettere d’amore, se riempito di noi.