lunedì 23 novembre 2020

La depressione

 

La depressione, come sappiamo, coinvolge la sfera di un narcisismo primario ferito. 
 
La depressione si differenzia dal lutto perché, mentre nel lutto la causa, la perdita, è attuale, nella depressione la perdita è riattualizzata inconsciamente. 
 
Per i motivi della vita, una ferita arcaica di perdita si riattualizza e confligge con la struttura mentale compensativa, che si era creata nel tempo, denegando l'esperienza di perdita originaria. 
 
La perdita originaria spesso non è un evento puntiforme nella traiettoria evolutiva della persona, ma piuttosto un'esperienza relazionale continuata di mancanza.
 
Nella depressione manca un contesto attuale che giustifichi il vissuto mortifero. Per questo la depressione è un buco nero di solitudine, che chi sta intorno, parenti, amici, conoscenti, non può capire. 
 
E' per la mancanza di un evento-oggetto concreto di perdita, che il depresso si sente in colpa nel non riuscire a condurre la vita pre-evento morboso. Non se lo sa spiegare. La volontà, spesso invocata malauguratamente dalle persone che stanno intorno al depresso, se non addirittura da personale sanitario, non c'entra. 
 
Direste a una madre che sta vivendo il lutto per la morte prematura di un figlio "Coraggio, fatti coraggio, mettici un po' di forza di volontà e vedrai che ne uscirai!" Non credo proprio. Credo invece che provereste empatia per il suo dolore.
 
E' facile infatti empatizzare con una sofferenza che ha una causa visibile, mentre è quasi impossibile empatizzare con una sofferenza che è apparentemente inspiegabile.
 
Le cause stanno nel profondo. 
 
Al depresso manca un appiglio visibile, che giustifichi il suo vissuto mortifero, le sue crisi di pianto slegate (apparentemente) da un oggetto, i suoi pensieri spesso autolesionisti ecc. Egli vive in uno spazio senza tempo dove pare non esserci né un prima, né, ancor di più, un dopo.
Nemmeno lui o lei avverte la ferita primaria, la quale pure c'è stata, che sta alla base della sua depressione. 
 
Se la depressione, che è stasi, non riesce a trasformarsi in lutto, quindi in un dolore trasformativo, non può sciogliersi e guarire.

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