Ho iniziato a praticare lo scialpinismo una decina di anni fa spinto dalla voglia di esplorare la montagna anche in ambiente invernale, lontano dalle piste battute, per immergermi nella solitudine che questo ambiente può ancora offrire. Amo il silenzio delle montagne, che in inverno, è ancora più avvolgente. Nelle salite, esso viene rotto solo dall’attrito cadenzato degli sci sulla neve. A far compagnia, a volte c’è solo l’ombra delle nubi, che scorre veloce su un tappeto candido, che si perde a vista d’occhio. Oppure, arrivati in cima, si può ammirare un panorama da un balcone d’eccezione e lasciar correre lo sguardo per riempirsi il cuore. Può capitare di avanzare nella nebbia, seguendo i propri passi ed il proprio respiro affannato dalla salita, rimanendo rapiti in una danza ipnotica e rilassante. O ancora, essere oltre le nubi, lassù, ed ammirare nella discesa le cime più basse che emergono a fatica dalla cortina o seguire le minuscole figure di chi, più in basso, sta salendo alla sua meta. Altre volte, si viene destati dal rumore di una valanga lontana, a ricordare che la montagna richiede attenzione e non perdona lo sbaglio e l’imprudenza. Come scialpinista sono io a scegliere il percorso della salita e della discesa e questa libertà di poter spaziare in un ambiente incontaminato, superbo ed allo stesso tempo, se non rispettato, pericoloso, mi fa sentire vivo ed in un rapporto intimo con la natura. E’ una dimensione in cui sembra che l’immensità del creato venga a contatto con il mio piccolo grande stato di essere umano, lontano da echi e risonanze della vita quotidiana. Nella sua vastità e silenziosa immobilità, la montagna invernale accentua la mia sensazione di solitudine interiore e sci-volando giù, su un pendio immacolato, mi sento libero.
14 immagini di questo portfolio fotografico sono esposte fino a fine febbraio 2010 presso il Circolo fotografico Fincantieri-Wärtsilä, in Galleria Fenice 2 a Trieste.
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