mercoledì 6 gennaio 2010

Corsa sul Monte Taiano (Slavnik - 1028 mt)

Km totali: 20.4
Dislivello positivo: circa 600 mt




















L'altro ieri, lunedi' 4 gennaio, ha nevicato copiosamente da queste parti ed ancor di piu' sulle alture del Carso. Tutto e' ancora oggi un mare di bianco. Domenica scorsa ero sul Monte Auremiano (vedi post) e considerato che sono in ferie non voglio certo rimanere sul divano e guardare la neve solo dalla finestra. Bisogna cogliere le occasioni al volo e da noi, qui a Trieste, la neve negli ultimi anni si e' fatta sempre piu' scarsa. Meglio quindi approffittare quando c'e'. Cosi' ieri, martedi' 5 gennaio, decido inizialmente di andare a fare un allenamento sul Monte Nanos. Poi, arrivato a Senosece, mi rendo conto che la quantita' di neve e' troppa ed anche alcuni tratti della strada statale sono coperti. Immaginarsi cosa deve essere sul Monte Nanos. Poi qui continua a nevicare e di certo i sentieri che avevo in mente di fare non sono praticabili. Inverto la direzione e mi avvio cosi' verso il Monte Taiano dove c'e' una bella carrereccia che porta fino in cima.
Lascio la macchina ad Herpelje ed inizio il percorso che con una pendenza costante sale verso la cima.




E' un bel correre in una solitudine totale.
Gli alberi sono completamente coperti di neve ed il paesaggio, nonostante il tempo non sia dei migliori, perche' e' tutto grigio e nevica leggermente, e' favoloso.



Incrocio solo uno scialpinista che sta scendendo, scambio con lui una battuta che rompe per un istante la monotonia della salita e dopo qualche leggero sali scendi, in circa 50 minuti esco nella radura che porta al rifugio sotto la cima.



Negli ultimi chilometri la nebbia si e' infittita e ad un certo punto davanti a me sulla strada scorgo una macchina bloccata. E' una coppia di giovani sloveni che si sono avventurati fin quassu' e nonostante le catene montate, sono fermi. Una ruota non fa presa e non c'e' verso di uscirne. Perdo una ventina di minuti a cercare di dargli una mano, ma niente. La macchina no ne vuole sapere di muoversi e non hanno uno straccio di attrezzo con loro. Li lascio pensando che a piedi dovranno camminare per quasi due ore verso Herpelje e vestiti come sono, leggeri, con scarpe da ginnastica cittadine e senza guanti, per loro sara' un po' stressante. Devono sbrigarsi perche' sono gia' le 15.30 e se aspettano ancora un po', considerata la scarsa luminosita' dovuta alle nubi, rischiano di trovarsi nel bosco al buio. Io continuo per arrivare in cima. Nevica anche se non molto, e fa freddo. Ho le dita intorpidite perche' ho bagnato i guanti nel tentativo di soccorso ed a stare fermo mi sono raffreddato parecchio. Il sudore si e' ghiacciato sul giacchino leggero. La nebbia si infittisce sempre piu' e la visibilita' si riduce ad una decina di metri, tanto da farmi quasi disuadere dal continuare. In aggiunta qui in alto si e' alzato anche un vento gelido. Ma il sentimento della vetta vince e dopo qualche curva finalmente mi compare davanti il rifugio, ovviamente chiuso.


Da Herpelje, levando il tempo perso ad aiutare i ragazzi, ho impiegato 1 h esatta. Il tempo di scattare la foto di rito e ritorno velocemente sui miei passi. Incrocio nuovamente la macchina slovena bloccata e vedo che per loro fortuna e' arrivato qualcuno con una jeep a dare una mano ai ragazzi. Sono li che armeggiano tra pale, cavi per il traino e suppellettili. Hanno trovato la persona giusta, probabilmente uno di quei patiti del fuoristrada che in queste situazioni ci va a nozze! Sicuramente ne verranno fuori.
Dopo qualche chilometro in discesa la nebbia si dirada e corro giu' veloce sul sentiero bianco che inizia a ghiacciare.





In 45' sono di nuovo alla macchina, soddisfatto come sempre dopo aver fatto un tuffo rigenerante in un mare di natura. Per l'andata ed il ritorno ho impiegato in tutto 1h e 45'.


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