Gli psicofarmaci, antidepressivi
ed antipsicotici, a livello mondiale si collocano a cavallo dei FANS, gli
antiinfiammatori. Si trovano rispettivamente al terzo e quinto posto della
classifica dei farmaci piu’ venduti, dopo gli ipolipemizzanti
(anticolesterolo) e gli antiulcera. Questo
per focalizzare l’attenzione sul livello di sofferenza psichica che l’uomo occidentale sta sperimentando.
Tanti oltre alla pillola miracolosa che dovrebbe curare tutto, nei momenti di
crisi si affidano ai maghi. Certo, le verità assolute non esistono ed ognuno
deve cercare la strada che meglio fa per se stesso.
Personalmente non credo che siamo
fatti solo di neuroni e che quindi le neuroscienze debbano risolvere tutto in
fatto di malattia psichica.
Credo invece che un farmaco può essere usato per alleviare una sofferenza acuta ed è utilissimo se usato con intelligenza e consapevolezza.
Al farmaco va affiancato un cammino di conoscenza, di esplorazione di se per capire il proprio vissuto, per ritrovarsi e poter piangere finalmente del dolore autentico per quello che si e' sofferto.
Secondo me significa trovare un contesto in cui ci si sente amati e protetti e in cui si possa uscire dal guscio protettivo delle proprie resistenze fatte di sintomi, di ansie, di disperazioni e modi più o meno distorti di vedere la propria realtà.
Vuol dire accettare la propria fragilità e iniziare a fidarsi di qualcuno in grado di poter aiutare.
Non credo che un mago sia in grado di portare a questo.
Il mago promette la felicità a basso costo, anzi, a volte anche ad alto costo ma non per questo è in grado di darla.
Il mago professa l'assenza di sofferenza, che è più o meno quel miracolo a cui tutti aneliamo, ma che del quale crescendo dovremmo riuscire ad accettarne l'impossibilita'.
Il fare del mago è un alimentare furbescamente una vana speranza infantile.
Illusione.
Il mago di per se è malato di onnipotenza, solo che i suoi sintomi sono ben mascherati nelle trame del contesto sociale. S
i badi bene che il mago in questo senso può anche essere un professionista della salute e non per forza un plateale Otelma .
D'altro canto è anche vero che trovare persone preparate e in grado di ascoltare, sostenere, accompagnare, che non abbandonano nel momento del bisogno, e' quasi come cercare un ago in un pagliaio, per quanto in giro sia pieno di titoli accademici.
Credo invece che un farmaco può essere usato per alleviare una sofferenza acuta ed è utilissimo se usato con intelligenza e consapevolezza.
Al farmaco va affiancato un cammino di conoscenza, di esplorazione di se per capire il proprio vissuto, per ritrovarsi e poter piangere finalmente del dolore autentico per quello che si e' sofferto.
Secondo me significa trovare un contesto in cui ci si sente amati e protetti e in cui si possa uscire dal guscio protettivo delle proprie resistenze fatte di sintomi, di ansie, di disperazioni e modi più o meno distorti di vedere la propria realtà.
Vuol dire accettare la propria fragilità e iniziare a fidarsi di qualcuno in grado di poter aiutare.
Non credo che un mago sia in grado di portare a questo.
Il mago promette la felicità a basso costo, anzi, a volte anche ad alto costo ma non per questo è in grado di darla.
Il mago professa l'assenza di sofferenza, che è più o meno quel miracolo a cui tutti aneliamo, ma che del quale crescendo dovremmo riuscire ad accettarne l'impossibilita'.
Il fare del mago è un alimentare furbescamente una vana speranza infantile.
Illusione.
Il mago di per se è malato di onnipotenza, solo che i suoi sintomi sono ben mascherati nelle trame del contesto sociale. S
i badi bene che il mago in questo senso può anche essere un professionista della salute e non per forza un plateale Otelma .
D'altro canto è anche vero che trovare persone preparate e in grado di ascoltare, sostenere, accompagnare, che non abbandonano nel momento del bisogno, e' quasi come cercare un ago in un pagliaio, per quanto in giro sia pieno di titoli accademici.
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