lunedì 13 maggio 2013

Psicometria



Il nome gia’ di suo appare sinistro. Per la maggior parte degli studenti di psicologia la psicometria e’ un incubo da studiare velocemente, da buttare a testa bassa sui fogli d’esame e da dimenticare il prima possibile. Tabelle, statistiche, chi quadrati e universi bernoulliani. 

A me la matematica e la statistica ad essere sinceri piacciono e affascinano.
Quello che mi piace di meno è che quando la statistica viene applicata alla psicologia la persona diventa un individuo. Un soggetto-oggetto. Cioe’ un membro indistinguibile dagli altri, detentore di un insieme di caratteristiche comuni che lo specificano e categorizzano.
Insomma un oggetto standardizzato con deviazione standard uno e media zero nel sessantotto per cento dei casi. 

Certo la standardizzazione offre molta sicurezza e permette di categorizzare bene. 
Questo appare prioritario dal punto di vista scientifico. Il dato se non e’ oggettivo incute per lo meno perplessita’ e diviene aberrante.

Ma cosa significa oggettivita’? 

Per le scienze naturali significa che un fenomeno e’ verificabile da un numero considerevole di individui. Se il fenomeno e’ anche riproducibile diviene analizzabile e controllabile. 
Un esperimento scientifico deve poter essere riprodotto. 
In questo modo si possono dedurre teoremi e leggi che permettono di capire e prevedere il mondo che ci sta intorno. Si possono fare inferenze, trovare causalita’ e dipendenze tra i fenomeni. 

La scienza del resto si contrappone alla magia. Guai se non ci fosse.

Il problema sta sempre negli eccessi. Voler, in una sorta di riduzionismo estremo, incasellare tutti gli eventi umani in una serie ordinata di righe e colonne, fa si che se ne perda la complessità e le sfumature. E’ il caso della psicologia. 

La mente umana e’ certo regolata da leggi. Come dire, se mi dai dello stronzo io mi risento. E questo e’ uguale per tutti, o quasi. Se mi dai una carezza io sono felice. E questo e’ di nuovo uguale per tutti o quasi. 

Ma la psicologia, diversamente dalle altre scienze naturali, ha a che fare con la persona. Certo anche la medicina ha a che fare con la persona, ma se la medicina si occupa principalmente della struttura, dell’hardware, la psicologia si occupa prevalentemente del software, della funzione. E’ ovvio che la funzione non puo’ esistere senza una struttura. 

Ora dal mio punto di vista la funzione, il software, la mente, non puo’ essere oggettivata. Perche’ la mente si rivela e si scopre attraverso una relazione tra me e l’altro. Tu e io. E ogni relazione e’ unica e irripetibile. Il fatto stesso di descriverla a un terzo che non ne fa parte la distorce. 

La relazione e’ sempre soggettiva. 

La soggettivita’ fa paura perche’ pone di fronte alla responsabilita’. Nella relazione ci sono io in prima persona, non ci sono, o per lo meno non ci dovrebbero essere, schemi a cui poter attingere o categorizzare. La necessita’ di categorizzare deriva dall’insicurezza e dalla paura dell’ignoto. Vedi DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders).

La scienza del resto nasce per spiegare l’ignoto. 
E’ uno dei modi di conoscenza e ha l’indubbio merito di sfidare la superstizione e la magia. L’importante pero’ e’ essere aperti all’esperienza e alla voglia di conoscenza cercando e coltivando dentro di se la liberta’ di esplorare anche privi di una griglia di riferimento. 
E’ piu’ difficile certo, ma e’ il camminare per quei sentieri il vero terreno dell’esploratore. E ognuno di noi, volenti o nolenti e' esploratore unico della sua vita.

La statistica, una volta imparata, almeno in psicologia, e’ meglio lasciarla alle retrovie.

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