Il nome gia’ di suo appare sinistro. Per la
maggior parte degli studenti di psicologia la psicometria e’ un incubo da
studiare velocemente, da buttare a testa bassa sui fogli d’esame e da
dimenticare il prima possibile. Tabelle, statistiche, chi quadrati e universi
bernoulliani.
A me la matematica e la statistica ad essere
sinceri piacciono e affascinano.
Quello che mi piace di meno è che
quando la statistica viene applicata alla psicologia la persona diventa un
individuo. Un soggetto-oggetto. Cioe’ un membro indistinguibile dagli altri,
detentore di un insieme di caratteristiche comuni che lo specificano e
categorizzano.
Insomma un oggetto standardizzato con deviazione
standard uno e media zero nel sessantotto per cento dei casi.
Certo la standardizzazione offre molta sicurezza e
permette di categorizzare bene.
Questo appare prioritario dal punto di vista
scientifico. Il dato se non e’ oggettivo incute per lo meno perplessita’ e
diviene aberrante.
Ma cosa significa oggettivita’?
Per le scienze naturali significa che un fenomeno
e’ verificabile da un numero considerevole di individui. Se il fenomeno e’
anche riproducibile diviene analizzabile e controllabile.
Un esperimento scientifico deve poter essere
riprodotto.
In questo modo si possono dedurre teoremi e leggi
che permettono di capire e prevedere il mondo che ci sta intorno. Si possono
fare inferenze, trovare causalita’ e dipendenze tra i fenomeni.
La scienza del resto si contrappone alla magia.
Guai se non ci fosse.
Il problema sta sempre negli eccessi. Voler, in una
sorta di riduzionismo estremo, incasellare tutti gli eventi umani in una serie
ordinata di righe e colonne, fa si che se ne perda la complessità e le
sfumature. E’ il caso della psicologia.
La mente umana e’ certo regolata da leggi. Come
dire, se mi dai dello stronzo io mi risento. E questo e’ uguale per tutti, o
quasi. Se mi dai una carezza io sono felice. E questo e’ di nuovo uguale per
tutti o quasi.
Ma la psicologia, diversamente dalle altre scienze
naturali, ha a che fare con la persona. Certo anche la medicina ha a che fare
con la persona, ma se la medicina si occupa principalmente della struttura,
dell’hardware, la psicologia si occupa prevalentemente del software, della
funzione. E’ ovvio che la funzione non puo’ esistere senza una struttura.
Ora dal mio punto di vista la funzione, il
software, la mente, non puo’ essere oggettivata. Perche’ la mente si rivela e
si scopre attraverso una relazione tra me e l’altro. Tu e io. E ogni relazione
e’ unica e irripetibile. Il fatto stesso di descriverla a un terzo che non ne
fa parte la distorce.
La relazione e’ sempre soggettiva.
La soggettivita’ fa paura perche’ pone di fronte
alla responsabilita’. Nella relazione ci sono io in prima persona, non ci sono,
o per lo meno non ci dovrebbero essere, schemi a cui poter attingere o
categorizzare. La necessita’ di categorizzare deriva dall’insicurezza e dalla
paura dell’ignoto. Vedi DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental
Disorders).
La scienza del resto nasce per spiegare l’ignoto.
E’ uno dei modi di conoscenza e ha l’indubbio
merito di sfidare la superstizione e la magia. L’importante pero’ e’ essere
aperti all’esperienza e alla voglia di conoscenza cercando e coltivando dentro
di se la liberta’ di esplorare anche privi di una griglia di riferimento.
E’ piu’ difficile certo, ma e’ il camminare per
quei sentieri il vero terreno dell’esploratore. E ognuno di noi, volenti o
nolenti e' esploratore unico della sua vita.
La statistica, una volta imparata, almeno in
psicologia, e’ meglio lasciarla alle retrovie.
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