L’affetto lo
senti nella pancia.
E’ un odore,
un profumo, e’ il mondo che ti sta intorno e che ti preme.
Non e’
l’indifferenza, ne la frustrazione del non avere aiuto e nemmeno l’arroganza
del non volere niente, ne l’autorita’ del despota.
L’affetto e’
vivere la vita abbracciando dentro i propri cari, quelli veri, giorno dopo
giorno.
L’affetto e'
saper volerti bene anche quando il mondo cerca in vari modi di buttarti
giu’. Li fuori, tra i rovi e le spine, saranno in molti, a
smontare, a denigrare, a mettere a dura prova le mura di una casa, che se non e’
solida, avra’ facilita’ a crollare. E spirerà il vento gelido,
fino alle ossa.
L’affetto e’
il calore, e’ il profumo dell’infanzia, quando correvi dietro al cagnolino con
la sua pigna in bocca, o accarezzavi un gattino che miagolava per l’assenza
della mamma.
L’affetto era
quando avevi gli occhi meravigliati dalla vita e dalle cose che erano intorno.
L’affetto
finisce quando non ti meravigli piu’ e ogni giorno rimane uguale a quello dopo.
L’affetto
scompare quando dai per scontato l’essere vessato, quando la normalita’ e’
l'essere invisibile, uno uguale ai tanti, quando voci da fuori, ma soprattutto da dentro,ti dicono ”guarda il mondo, e’ cosi’, e non c’e’ nulla che puoi fare”.
L’affetto
puo’ rinascere quando dentro senti un’altra voce. Una sorta di do di petto che
vuole uscire e piano piano ce la fa. Magari prima nel silenzio della tua
intimita’. Poi sempre piu’ forte nella tua quotidianita’ e nel tuo modo di
essere.
Allora riesci
a gridare e a sentirti di nuovo vivo.
Pronto per un altro giro di giostra.
Pronto per un altro giro di giostra.
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