Da un po’ di tempo mi piace fare il pane. Amo sentire la sua fragranza espandersi nell’aria durante la cottura. I risultati non sono sempre entusiasmanti, ma sto migliorando. A dir la verita’ ho comperato una macchina del pane, ma anche con questa i risultati non sono cosi’ automatici, anzi. Ho gia’ fatto molte prove ed i risultati sono stati altalenanti. Guardo di tanto in tanto nello spioncino del fornetto per vedere se la pasta lievita bene o per vedere se gli ingredienti sono ben miscelati. Ieri ho provato quasi gioia a guardarci dentro. La pasta era li, gonfia come non mai, bella, tenera, invitante. Era lievitata fin quasi a debordare. Che soddisfazione. Bellissimo. Ero al settimo cielo e non vedevo l’ora che iniziasse la fase di cottura per solidificare cotanta bellezza. Nel frattempo mi sono messo a leggere, ma era una lettura nervosa, impaziente. Stavo con un occhio sulla pagina e con l’altro alla macchinetta del pane. Il mio piede intanto tamburellava in terra mentre i minuti passavano lenti.
Fare il pane e’ affascinante. E’ un qualcosa di arcaico. Qualche anno fa mi sono dilettato a farlo da me senza amenicoli moderni. Un’amica panettiera mi aveva dato le dritte e cosi’ avevo iniziato. Era inverno perche’ e’ durante l’inverno che secondo me fare il pane in casa sprigiona tutto il suo fascino. Il forno caldo, le mani che impastano ora delicatamente ora con maggior forza il miscuglio di acqua farina e sale, fino ad ottenere una palla morbida e gonfia. Poi la lasci li per qualche ora, al caldo e dopo la rimpasti nuovamente. Lasci passare qualche altro po’ di tempo, dai la forma ai panini ed alla fine inforni.
Il pane ricorda le nonne. La nonna a dir la verita’ piu’ che il pane faceva tante buone torte. Soprattutto nel periodo di Pasqua. La pinza, il presniz, e le titole, quelle trecce dolci con l’uovo colorato al centro. L’immagine del pane e’ quella delle mani infarinate di mia nonna, una tavola tutta spolverata di bianco, un mattarello e tanta soddisfazione sul suo volto, contenta di fare qualcosa di buono per i suoi cari, per me. E’ l’immagine della saggezza. Pochi ingredienti umili e tanto calore.
Il tempo di lievitazione e’ passato ed ora la macchinetta infernale inizia a cuocere. Che bellezza, finalmente la soddisfazione puo’ consolidarsi. Con l’immagine iconica espansa della pasta lievitata e pieno di euforia boriosa corro a vedere il mio successo. Accendo la luce del cucinino e mi sporgo per vedere nello spioncino. Ma, che succede, oh no. Oddio, il centro della pagnotta si e’ tutto afflosciato. Piu’ che di una pagnotta la sua forma e’ quella di una padella rettangolare. Che delusione dopo tanta soddisfazione.
Nonostante la frustrazione ho portato avanti la cottura e devo dire che il pane, con i semini di sesamo che avevo aggiunto, era buono. Brutto, ma buono. La prossima volta migliorero’.
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