Il mondo era appena fiorito di tutti i colori della primavera. I gerani sbocciavano uno dopo l’altro, l’erba cresceva di tenero verde nei prati, le piante di pyrachanta germogliavano e l’alba iniziava sempre prima la mattina.
“Ti ho sognato, ti ho intravisto, ti ho perso nuovamente, dove sei adesso?”
Come ogni giorno, dava inizio alla sua routine mentre i raggi del primo sole si stiracchiavano risvegliandosi.
La barba, la colazione, uno sguardo ai giornali via internet con le solite notizie consumate dalla noia di un film già visto, ma per lui apparentemente essenziali. Bisognava essere informati su quel che succedeva nel mondo.
Il suo motto preferito era “chi cerca trova” e nessuno aveva mai capito esattamente a cosa si riferisse. Nemmeno quei pochi conoscenti che lui chiamava amici, ma che alle spalle lo indicavano, a sua insaputa, come un tipo strano.
Vestiva solitamente di un giallo paglierino oppure a volte di un rosso mattone, aveva le sopracciglia foltissime che a malapena lasciavano intravvedere gli occhi e se ne stava un po’ curvo come a scrutare costantemente il terreno per raccogliere qualcosa.
“Chi cerca trova ed un giorno sarai mia. Ti accudirò, ti cullerò, ti metterò su di un trono da regina”
La primavera risvegliava in lui gli istinti primordiali e se ne stava in ufficio, davanti al suo computer, con gli occhi fissi sui numeri che scorrevano, ma con la mente impegnata nella sua ossessione.
“Non smetterò di cercarti. Sogno il tuo corpo pieno, rotondo, che profuma di mandorla. Ti vorrei qui, adesso, anche in ufficio, sulla mia scrivania, senza badare a nessuno, incurante delle occhiate indiscrete e delle conseguenze. Vorrei gustare la tua presenza dalla mattina alla sera, poco a poco, senza fretta. Come un amante perfetto.”
Passavano le ore ed i numeri sul computer. Uno dopo l’altro, ogni giorno, ogni anno e più il tempo scorreva, più lui diveniva impaziente. La sua fantasia avvolgeva tutto e si amplificava.
Era una bomba ad orologeria innescata per esplodere. Pericolosa.
Quel giorno la sua frenesia era arrivata al limite e sudava ancora più del solito, suscitando lo scherno più crudele dei colleghi, nonostante si asciugasse la fronte con i fazzoletti di carta che teneva vicino alla tastiera. Non riusciva più a controllare la sua mente ed il suo desiderio. La sua ossessione stava rompendo gli argini.
Fuggì via in anticipo dall’ufficio, ed iniziò uno dei suoi vagabondaggi in cerca di lei, come centinaia di altre volte aveva fatto assecondando i meandri delle sue fantasie, per i vicoli scuri delle vie del centro storico, nei vari locali che erano aperti dall’alba al tramonto, chiedendo di lei o se l’avessero vista o ne avessero sentito parlare, cercando istintivamente di non dare troppo nell’occhio per la sua natura schiva e prudente. Aveva il fiato accelerato e sentiva il cuore battergli forte in petto.
Però quello era il giorno dei giorni e quella mattina, quando si era svegliato, mai avrebbe potuto immaginare che la sua fantasia si sarebbe presto tramutata in realtà.
La incontrò quasi inaspettatamente, così come l’aveva sempre sognata per tutti quegli anni. Se ne stava eretta ed elegante, nascosta dietro una vetrata. Aveva 26 anni. Lui le si avvicinò frenando il suo impeto virile. Poi, di scatto, strinse forte il suo collo tra le mani, mentre iniziava a sudare sempre di più. In quell’attimo tutto si calmò nella sua mente perchè quell’impulso represso aveva trovato finalmente l’oggetto in cui sublimarsi ed un’estrema lucidità, calda e fredda allo stesso tempo, si impadronì di lui. Il tempo si era fermato. Ormai lei era sua. Per sempre.
Una bottiglia di Bordeaux Chateau Mouton Rothschild del 1982.
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