Corro spesso in una sorta di meditazione.
Guardo gli alberi che passano veloci come il mio respiro affannoso.
Amo correre nei boschi e nelle praterie del Carso dove sento il mio corpo in simbiosi con la natura, come se lo sforzo mi collegasse in un modo più sottile al creato che mi scorre intorno.
In Oriente ci sono monaci che si mettono le pietre nelle scarpe perchè affermano che il dolore e’ un buon amico ed avvicina a Dio e forse il dolore dello sforzo fisico può abbassare le difese ed avvicinarmi a Lui che sta tutt’intorno.
L’atto del gesto atletico impegna la mia mente e non la distoglie dal luogo fisico, dal qui ed ora, e mi sento più presente.
Sta di fatto che mi piace correre. E non per sfuggire ad un qualche cosa. Mi piace correre perchè mi da respiro e mi fa sentire libero. Nella medicina orientale i polmoni vengono associati alla capacità di relazionarsi con l’esterno, con il mondo, dando la capacità di accogliere il fuori dentro di se. Così correndo accolgo la natura, gli alberi, i prati ed i sentieri che cambiano di panorama ad ogni curva.
La corsa mi fa volare.
Mi sento vivo mentre il sangue pulsa veloce nelle mie vene e qualche volta corro per non pensare.
Quando il dolore si fa grande ed ottenebra tutto il resto, prendo le scarpe da ginnastica e svanisco nel mio Carso per qualche ora.
Mens sana in corpore sano.
Ieri, domenica 6 dicembre 2009, ho corso il Sentiero 3 del Carso Triestino. La famosa Cavalcata carsica che ha luogo ogni prima domenica di dicembre, di circa 50 km e 1300 metri di dislivello positivo, dove i bikers ed i podisti più svitati si cimentano in questa prova da veri duri. Dico circa 50 km perché sul sito degli organizzatori viene indicata di 53 km, ma il GPS segnava alla fine 49 km. Facendo una media la do buona per 50 km.
Sono stato convinto a farla da Sasha, uno dei miei affezionati amici di sgambate, appena lunedì scorso, anche se non ha dovuto insistere più di tanto. “Se mia moglie lavora la mattina vengo con te” gli ho risposto. Detto e fatto. Poi all’ultimo minuto siamo riusciti a convincere anche Lorenzo, altro affezionato compagno di allenamenti. Nessuno di noi aveva fatto lunghissimi specifici. Il mio ultimo 35 km risaliva a metà settembre scorso quando mi stavo preparando per l’Ecomaratona dei Cimbri (che poi non ho fatto) e l’ultimo lungo (18 km e 1100 mt di dislivello tra Carso e Val Rosandra), fatto insieme a Sasha, risaliva ad un mese e mezzo fa. Quindi siamo andati all’avventura senza nemmeno sapere se si arrivava alla fine, anche se va detto che i nostri cinque allenamenti a settimana, di circa 10 km, ce li facciamo sempre.
Arriviamo così a Pesek, domenica 6 dicembre, ore 7.30.
Sono attrezzato con uno zainetto munito di camel bag. Mi porto dietro un litro e mezzo di Gatorade, vari gel di maltodestrine, che prenderò ad intervalli regolari di un’ora, e qualche barretta. Irina, la moglie di Sasha, ci presterà assistenza durante il percorso, in due punti in cui il sentiero interseca la strada asfaltata. Uno a Fernetti e l’altro a San Pelagio. Le lascio ulteriori due litri di Gatorade che prenderò durante il percorso ed un panino. Ho inoltre con me il GPS che mi aiuterà a seguire nei punti critici la traccia del sentiero 3 preimpostata.
Il termometro segna 1°C. Il cielo, anche se ancora non completamente chiaro, è velato di nubi. Sarà l’eccitazione o la curiosità di fare un percorso che integralmente non ho mai fatto, ma non sento freddo.
Si parte.
Il sentiero è subito in leggera salita verso il Monte Goli per poi ridiscendere a Grozzana. Sorpasso qualcuno ma non voglio forzare, la vera fatica so che si farà sentire più avanti e quindi mi voglio risparmiare fin da subito. Per fortuna il terreno ha assorbito abbastanza le piogge dei giorni scorsi e non presenta le pozzanghere che solo tre giorni fa dovevamo dribblare in continuazione durante l’ultimo allenamento. Lorenzo va ad un ritmo più lento e fin da subito lo perdiamo indietro. Io tengo d’occhio Sasha che non voglio mollare e spero che non aumenti il passo. Lui ha pronosticato un tempo inferiore alle 6 ore, ma io che sono più realista quoto intorno alle 6 ore e 30’ – 7 ore. Mancano i lunghissimi nelle gambe.
La salita al Monte Concusso non è molto impegnativa ed arriviamo su tranquilli. Non si arriva in cima ma si sta un po’ più bassi. Inizia la discesa e mollo le gambe, ma sempre ad un passo controllato. Viaggiamo attorno ai 10 km all’ora di media. Poi, sento un rumore di sterpaglie sulla sinistra e scorgo una grossa macchia marrone che avanza velocemente verso il sentiero. E’ un grosso cinghiale che correndo via mi passa davanti a circa dieci metri e dai rumori ce ne deve essere un altro che però fortunatamente si allontana in direzione opposta. Piccolo brivido e sferzata di adrenalina. Affrontiamo la prima discesa impegnativa giù dal Concusso a passo controllato. Pochi chilometri e dopo una leggera salita siamo a Gropada, dove incontriamo i primi sostenitori che ci incitano. Con Sasha ci diciamo che siamo a casa nostra, perché questi sono i posti usuali dei nostri allenamenti. Arriviamo al Monte dei Pini e la mia vista si perde verso il Monte Nanos spruzzato di bianco, il Monte Nero con la sua bellissima parete sud completamente coperta della neve degli ultimi giorni, che qualche anno fa ho disceso con gli sci, e poi più in la le meravigliose Alpi Giulie candide degli ultimi fiocchi. Uno spettacolo magnifico ampliato dalla sensazione di essere parte della natura che la corsa mi regala.
Le gambe vanno bene. Superiamo il Monte Franco ed arriviamo a Fernetti .
E’ tempo del primo ristoro.
Bevo mezzo litro di Gatorade e si riparte.
Adesso inizia la parte più impervia del percorso che in un susseguirsi di salite e discese abbastanza impegnative ci condurrà verso la seconda sosta, presso il valico di confine di San Pelagio. Pronostichiamo che il tratto ci impegnerà per circa due ore.
Dopo la riserva naturale del Monte Orsario, passiamo la strada asfaltata di Monrupino dove ritroviamo l’incitamento appassionato di vari sostenitori e svoltiamo per una discesa che passa sotto la Rocca di Monrupino, verso una delle parti del percorso che mi piace di più perché, oltre a frequentarla poco, è molto varia ed in molti casi offre buoni scorci sulla valle slovena del Vipacco e sulla Selva di Ternova. Io e Sasha affianchiamo Sebastian, un suo amico, che sarà parecchie volte provvidenziale nell’indicarci la strada giusta (abbiamo entrambe il GPS ma è sempre meglio avere una guida in carne ed ossa). Correremo insieme per parecchi chilometri, fin quasi sul Monte Ermada.
Il sentiero in certi tratti è molto difficile, soprattutto per i bikers, ma anche per noi podisti non è da meno. Ci sono un’infinità di sassi e dopo un po’ le mie caviglie, soprattutto la destra, iniziano a farsi sentire.
In sequenza ci lasciamo indietro, con tratti di sentiero anche molto ripidi, che nulla hanno da invidiare a dei sentieri alpini e che vedono parecchi bikers con bici a spalla o sbuffanti a spinta, il Colle dell’Anitra, la riserva naturale del Monte Lanaro, la Sella Mercoledì, il Monte Coste, il Monte San Leonardo.
Le gambe iniziano a farsi sentire e tutte le salite camminiamo. Del resto, quello che si guadagna correndo in salita non è molto, se paragonato ad una camminata veloce ed in più il camminare permette di recuperare un po’ di energie. Inizio ad usare le salite per fare stretching dinamico allungando i passi. Sento infatti una sensazione prossima ai crampi ai bicipiti femorali e spero con questo esercizio di prevenirli. In discesa inoltre, nei tratti che lo permettono, cerco di sciogliere le gambe senza trattenerne il movimento. Cerco anche di non parlare per risparmiare le energie. Ogni tanto qualche biker, sul piano o in discesa, ci supera, ma poi in salita lo ripassiamo in un tira e molla che ormai è divenuto una costante. Quasi una gara nella gara. A detta di Sebastian in tre siamo il gruppo perfetto perché se uno di noi si inchioda, gli altri due lo possono portare avanti a spalla. Io tra me e me penso “E se ci inchiodiamo in due?” Questo ironico pessimismo è sicuramente legato alla stanchezza, che dopo più di trenta chilometri inizia a farsi sentire. Ma nemmeno finisco di ridacchiare dei miei pensieri che arriviamo ad un altro mezzo litro di Gatorade, al panino alle olive, al ristoro, insomma a San Pelagio. Già arrivare qui è una soddisfazione.
Nel aprire lo zainetto per rifornire il camel bag mi accorgo che li dentro è tutto fradicio. Accidenti! La cartina Tabacco 1:25.000, a cui sono affezionato perche ci scrivo dietro le mie varie escursioni, è da buttare, i guanti sono inzuppati, il telefonino per fortuna funziona ancora. Il camel bag perde. Più tardi scoprirò che ha un microforo e che la guarnizione del tappo sul fondo non tiene bene, ma adesso non posso farci nulla e lo carico lo stesso di un litro e mezzo di acqua. Mi libero del giacchino tecnico e rimango con la sola maglia a manica lunga. Fa abbastanza caldo e non soffia vento.
Si riparte per la parte finale.
Ancora 15 km circa. I più duri. Non tanto per la conformazione del terreno, ma perché dietro ci sono 33 km, circa 1000 metri di dislivello e 4 ore di corsa.
Reiniziando a correre noto subito che il pit stop mi ha fatto bene. In breve io e Sasha raggiungiamo e sorpassiamo coloro che non di sono fermati al ristoro e proseguiamo ora su un tratto pianeggiante che a dir la verità mi fa soffrire più che le salite e le discese. Preferisco il sentiero tortuoso, il sali scendi, il dinamismo delle curve repentine che mi distoglie dalla stanchezza, mentre i tratti pianeggianti e diritti mi fanno sentire la fatica nella loro monotonia. Ma non dura troppo e davanti a noi si vede già il Monte Ermada che sembra ora sfidarci.
Iniziamo la salita e mi conforta tantissimo avere una buona scorta d’acqua. Ogni tanto butto giù un sorsetto e mi sento subito meglio. Stiamo per superare il Monte Ermada ed ormai pare quasi fatta. Inizia la famigerata discesa dell’Ermada, ripidissima, ma riesco a corrichiare. Meglio di quando l’ho fatta in un allenamento lo scorso anno. Quella volta mi aggrappavo ai rami per non scivolare, invece oggi la discesa scivola via come l’olio e stranamente mi sento di gran lunga meno stanco del previsto. Merito dell’eccitazione e della soddisfazione di stare per concludere una gara no limits, che una settimana prima non avevo assolutamente in programma ed in un tempo cronometrico che francamente non immaginavo di riuscire a fare oggi. Mentre svolto a sinistra mi giro verso la discesa appena fatta e vedo che Sasha è indietro e sta appena iniziando a scendere. Mi dispiace perché avrei preferito che fossimo arrivati insieme fino alla fine della gara, ma mi sento bene e così vado avanti.
Poco dopo ringrazio il GPS che mi segnala immediatamente un mio errore di percorso proprio prima di Medeazza. Stavo andando diritto mentre bisognava svoltare a destra.
A Medeazza c’è un gruppetto di sostenitori, tra i quali Mario, che mi offre dell’acqua provvidenziale. Reduce dalla maratona di New York si è iscritto anche lui alla cavalcata carsica, ma purtroppo si è dovuto ritirare dalla gara quasi all’inizio per problemi al ginocchio. Incitandoci nei punti possibili ha comunque trovato il modo di rimanere nell’alone di entusiasmo e nello spirito sportivo della gara ed inoltre segnalandomi ora che mancano una ventina di minuti all’arrivo mi ha caricato per gli ultimi chilometri.
Nonostante abbia già corso per circa 45 km non mi sento eccessivamente pesante e le gambe riescono ancora a tenere un ritmo decente anche nelle leggere salitine che incontro sul sentiero. Riscalo la mappa sul GPS perché voglio vedere l’arrivo sul display, una prova tangibile e concreta di quanto l’amico Mario mi ha comunicato poco fa, ma subito, oltre agli alberi scorgo in lontananza i tetti di Iamiano di fronte a me. Faccio un rapido calcolo della distanza. Saranno al massimo 2 km, forse meno e aumento il ritmo. Volo verso la soddisfazione ed il calore degli amici che mi stanno aspettando. Ormai è fatta e dopo poco l’ultima salita va via di corsa, tra i complimenti della piccola folla che aspetta l’arrivo degli svitati corridori del sentiero numero tre. Quelli che, per respirare un po’ di natura e un po’ di sana competizione con se stessi prima che con gli altri, decidono di percorrerlo integralmente in una gara amichevole che si protrae in una tradizione annuale dal 1987, la prima domenica di dicembre, con qualsiasi condizione climatica. Guardo l’orologio, faccio un rapido calcolo e realizzo che per essere la mia prima cavalcata carsica posso dirmi più che soddisfatto del mio tempo. Ho impiegato 6 ore e 14’. Molto meglio di quanto prevedevo.
Sasha arriva poco dopo, in 6 ore e 21’, mentre Lorenzo arriverà all’incirca in 7 ore e 10’.
E chi dice che la domenica esiste solo il calcio?
Provare per credere.
Iamiano, domenica 6 dicembre 2009, ore 13.44
Classifica finale podisti
1 MASSARENTI PAOLO 4.32.40
2 RUZZIER SERGIO 4.34.08
3 BELICH MORENO 4.43.09
4 STRAIN FULVIO 4.45.06
5 PELUSI FULVIO 4.58.06
6 VIOLA ENRICO 4.59.34
7 TUL IGOR 5.15.28
8 TUNIZ ANDREA 5.17.45
9 GRION ADRIANO 5.25.44
10 ZUGNA DAVIDE 5.27.33
11 BABICI ANDREA 5.30.56
12 ROTTI MANUELE 5.31.48
13 NAIMI ALESSANDRO 5.31.49
14 PIPOLO SILVERIO 5.40.03
15 SCHIAVO FABIO 5.41.11
16 STOSSI IGOR 5.44.28
17 DEGRASSI GIULIANO 5.49.29
18 BREGA MAURO 5.53.15
19 LIGOTTI GIUSEPPE 5.57.57
20 CAVALLARI STEFANO 5.58.34
21 POZZER ANDREA 6.01.37
22 FURLAN OLIVIERO 6.01.50
23 OLIVO ROBERTO 6.05.03
24 LUCCHI FRANCO 6.08.15
25 GRIZON SEBASTIANO 6.12.31
26 PEDERSINI CRISTIANO 6.14.41
27 GIABBAI DANIELE 6.22.10
28 RACHIEVSKI ALEXANDRE 6.22.40
29 CEJ IGOR 6.23.49
30 AVERSI CINZIA 6.28.59
31 BIDUSSI MASSIMO 6.32.57
32 GLAVINA MAURIZIO 6.33.20
32 POLLINI ENRICO 6.33.28
34 MORONI SABRINA 6.33.30
35 GIACOMINI ROBERTO 6.33.31
36 SERGI MARINO 6.44.46
37 ORLICH ROBERTO 6.45.45
37 VASCOTTO MARCO 6.47.40
39 LIPPI FEDERICA 6.48.13
39 BEMBI GIOVANNI 6.48.54
41 RAVALICO RENATO 7.13.43
41 SERGON EDI 7.18.44
43 CRISIANI MASSIMO 7.19.51
44 VITALE LORENZO 7.20.24
45 SIMINI ALBERTO 7.20.25
46 LUCHESI LORETTA 7.26.18
47 STEFANI CLAUDIO 7.29.20
48 BOCCIAI MARCO 7.30.32
49 MEDIN MICHELE 7.30.56
50 BOSCO CHIARA 7.32.20
51 SISTO DANILO 7.32.23
52 BRACHETTI GRAZIA 7.32.24
53 ARBAN MAURIZIO 7.40.36
54 ZUIN DELFINO 7.40.38
55 BABIN PAOLO 7.40.39
Ritirati:
1 BIDOIA EDOARDO
2 BOMMARCO GIORGIO
3 BRATINA RAFFAELE
4 COK BORIS
5 COMELLI LUCIANO
6 COSELLI MAURO
7 COSTA MARIO
8 COZZARIN FABRIZIO
9 DE FRANCESCHI DENIS
10 DELLA VALLE ALBERTO
11 FILIPAZ FRANCO
12 GRIGIO VALERIA
13 ITRI ANDREA
14 KRAVOS ROBERTO
15 LABELLA PATRIZIA
16 MACHNICH ALESSANDRO
17 MADOTTO LINO
18 MANZUTTO LUCA
19 MARTINELLI MAURIZIO
20 MUIESAN MARIACRISTINA
21 PASSADOR STEFANO
22 PIERI DENIS
23 SLAMA LORENZO
24 SPEDICATI STEFANO
25 TOSSUTTI MARCO
26 ZGUR FULVIO