Stamane la mia riflessione parte dal feedback.
Non farò uso di wikipedia o di altre risorse social o network.
Nessun copia e incolla. Solo il mio semplice pensiero e le mie semplici
osservazioni del momento.
Da poco ho fatto un corso online (su Coursera) sulla Gestione delle Risorse
Umane in azienda e da poco mi sono iscritto a un Master in Risorse Umane e
Organizzazione.
Durante questi corsi si è ritornati molto sul concetto di feedback e sulla
sua importanza.
Una comunicazione è costituita da un entità trasmittente, un messaggio e un
entità ricevente.
Vedere una comunicazione come un processo lineare che va dal trasmittente
al ricevente è molto riduttivo e in effetti, ciò che è stato sviluppato nel
paradigma sistemico-relazionale è il concetto di comunicazione come processo
circolare.
Ciò che rende circolare la comunicazione è appunto il feedback, in italiano
'fidobecco', cioè il messaggio di ritorno che il ricevente del messaggio
trasmette al trasmittente.
Il messaggio è trasmesso attraverso due modalità: una analogica e l'altra
digitale.
In una comunicazione sana le due modalità, analogica e digitale, dovrebbero
essere sintonizzate in modo armonico. Spesso però succede che le comunicazioni,
le quali corrispondono sostanzialmente alle relazioni, siano patologiche, e in
questi casi allora il modulo digitale, il dato puro e semplice, non corrisponde
al modulo analogico.
Il modulo analogico è quello più importante a livello relazionale e
definisce la maniera in cui il modulo digitale deve essere valutato e compreso
dal ricevente. In questo modo definisce l'interlocutore.
Il modulo analogico comunica all'interlocutore come viene percepito dal
comunicante, come il comunicante definisce e vede l'interlocutore.
Facciamo un esempio:
Il marito dice alla moglie «cara, lo sai che ti amo» (modulo digitale), e
mentre le comunica questo le gira la schiena, magari la scansa allontanandola
evitando un abbraccio o un bacio che lei gli vuole dare (modulo analogico).
Evidentemente qui c'è un contrasto tra le due modalità, analogica e
digitale.
Tra le due modalità la più importante a livello di relazione è sempre la
modalità analogica che definisce il rapporto tra i due comunicanti.
Analizzando la vignetta precedente della moglie e del marito, il marito,
attraverso la modalità analogica, non sembra considerare o amare molto la
moglie e quindi definisce in qualche modo il rapporto con lei, definisce come
lui vede la propria moglie, quindi la definisce.
Ritorniamo ora al feedback dopo questo breve excursus sui processi
comunicativi.
Il feedback da diverse indicazioni.
Un feedback c'è sempre, perché come cita il primo assioma della
comunicazione: è impossibile non comunicare.
Quindi anche il silenzio è un feedback.
Potrebbe ad esempio significare «per me non esisti, non ti considero»,
oppure potrebbe significare anche «ti temo, non mi sento in grado di
rispondere, non so cosa dire, preferisco non rispondere». Il silenzio si presta
quindi a varie interpretazioni, potremmo dire che in alcuni casi è ambiguo e
porta a fraintendimento.
In altri casi, e sono molti, invece il silenzio può essere l'unico feedback
veramente adatto, perché trasmette rispetto e ascolto autentico, per esempio
partecipazione empatica a un dolore.
Nella pratica aziendale viene consigliato ai responsabili, ai team manager,
di dare sempre un feedback ai propri collaboratori. Soprattutto un feedback
positivo, perché l'impatto sull'efficienza e sull'autostima tra un feedback
positivo e un feedback negativo è di 3:1; in altre parole un feedback negativo
ha un impatto sull'autostima e sull'efficienza, in termini assoluti, tre volte
superiore rispetto a un feedback positivo.
Però non sempre si può dare un feedback positivo, a volte è necessario dare
dei feedback negativi per mettere in evidenza delle cose che potrebbero essere
migliorate.
In questo caso allora ciò che va evitato è la generalizzazione. E'
necessario invece focalizzare l'attenzione sul caso specifico.
Un esempio: se un collaboratore ha sbagliato a fare il calcolo dell'IVA su
una fattura, il capo ufficio non dovrebbe dirgli «dopo tutto il tempo che
lavori qui non sei ancora capace di calcolare l'IVA correttamente!», piuttosto
dovrebbe dare al suo subalterno un feedback proattivo e propositivo, del tipo
«mi sembra che nel calcolo dell'aliquota IVA della fattura 568/2017 ci sia
stato un errore di calcolo. Ti prego di ricontrollarla. Sono certo che è stata
una svista del momento e che non accadrà più».
Quindi mai generalizzare, perché il generalizzare da un giudizio sulla
persona e non sul particolare caso.
Sembrerebbero piccole cose, ma in realtà sono cose che incidono in maniera
pesante sul clima di un gruppo, di un team, di un'organizzazione.
In sostanza tutto parte dalla capacità di introspezione e dalla motivazione
alla costruzione di ambienti e climi positivi e di condivisione, e questo è tanto
più importante quanto più una persona detiene una posizione di potere su
qualcun altro.
Il potere significa anche responsabilità.
Purtroppo a me sembra che questo sia poco chiaro a tanti potenti che il
potere lo detengono.
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