La depressione, come sappiamo, coinvolge la sfera di un narcisismo primario ferito.
La depressione si differenzia dal lutto perché, mentre nel lutto la causa, la perdita, è attuale, nella depressione la perdita è riattualizzata inconsciamente.
Per i motivi della vita, una ferita arcaica di perdita si riattualizza e confligge con la struttura mentale compensativa, che si era creata nel tempo, denegando l'esperienza di perdita originaria.
La perdita originaria spesso non è un evento puntiforme nella traiettoria evolutiva della persona, ma piuttosto un'esperienza relazionale continuata di mancanza.
Nella depressione manca un contesto attuale che giustifichi il vissuto mortifero. Per questo la depressione è un buco nero di solitudine, che chi sta intorno, parenti, amici, conoscenti, non può capire.
E' per la mancanza di un evento-oggetto concreto di perdita, che il depresso si sente in colpa nel non riuscire a condurre la vita pre-evento morboso. Non se lo sa spiegare. La volontà, spesso invocata malauguratamente dalle persone che stanno intorno al depresso, se non addirittura da personale sanitario, non c'entra.
Direste a una madre che sta vivendo il lutto per la morte prematura di un figlio "Coraggio, fatti coraggio, mettici un po' di forza di volontà e vedrai che ne uscirai!" Non credo proprio. Credo invece che provereste empatia per il suo dolore.
E' facile infatti empatizzare con una sofferenza che ha una causa visibile, mentre è quasi impossibile empatizzare con una sofferenza che è apparentemente inspiegabile.
Le cause stanno nel profondo.
Al depresso manca un appiglio visibile, che giustifichi il suo vissuto mortifero, le sue crisi di pianto slegate (apparentemente) da un oggetto, i suoi pensieri spesso autolesionisti ecc. Egli vive in uno spazio senza tempo dove pare non esserci né un prima, né, ancor di più, un dopo.
Nemmeno lui o lei avverte la ferita primaria, la quale pure c'è stata, che sta alla base della sua depressione.
Se la depressione, che è stasi, non riesce a trasformarsi in lutto, quindi in un dolore trasformativo, non può sciogliersi e guarire.
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